Il presidente Giovetti: «Fateci riaprire o si rischia una movida incontrollata»
Responsabilmente sono state le prime a chiudere, ma ora, dopo due mesi di lockdown, i gestori delle discoteche del Silb (Federazione Imprese Locali da Ballo) di Confcommercio Ascom Bologna, lanciano l’allarme.
Un allarme che non riguarda soltanto la sfera economica che investe gestori e dipendenti dei locali da ballo, ma che ha ricadute anche sul sociale. «La chiusura delle discoteche è un problema che riguarda tutti, istituzioni, famiglie, ragazzi e noi titolari dei locali – spiega Oliviero Giovetti, presidente del Silb –. Pensate a cosa accadrebbe se le sale da ballo dovessero continuare a restare chiuse. I ragazzi, che hanno giustamente voglia di divertirsi dopo mesi di quarantena, rischiano di finire preda di una rete incontrollata di feste abusive o peggio rave party, dove girano alcol e droghe di ogni tipo, non ci sono regole e nessuna sicurezza per i partecipanti».
Proprio sull’aspetto della sicurezza, infatti, le discoteche avevano puntato tantissimo, prima che scoppiasse la pandemia da Covid19. Confcommercio Ascom Bologna, Silb, Prefettura e Forze dell’Ordine, lo scorso novembre, avevano firmato un protocollo d’intesa per aumentare i controlli e contrastare l’abuso di alcol e droga, soprattutto tra i più giovani. «Con quell’atto abbiamo dimostrato che le discoteche sono in prima linea per tutelare i ragazzi e i frequentatori delle sale da ballo – prosegue Giovetti –. Nel momento in cui dovessimo riaprire lo faremmo rispettando tutti i criteri di sicurezza imposti dall’emergenza Coronavirus».
Oltre all’aspetto sociale, c’è poi la crisi economica, causata dalla pandemia, che rischia di mettere in ginocchio il settore. Le discoteche, le prime a chiudere quando il Coronavirus ha iniziato a circolare in Italia, ora chiedono tutele. In questi due mesi di lockdown le discoteche, infatti, hanno visto il loro fatturato azzerato. E quello dei locali da ballo è un comparto importante per l’economia italiana. A livello nazionale si contano oltre 2.500 imprese, 50mila dipendenti e un fatturato complessivo di circa 4 miliardi di euro pari a 800 milioni di gettito fiscale.
Nella sola Bologna e provincia, in particolare, tra gestori, barman, pr e le altre figure che contribuiscono a portare avanti i locali della notte, si contano oltre 700 dipendenti, tra cui anche tanti studenti che in questo modo riuscivano a pesare meno sulle spalle delle famiglie. «Parliamo di persone che ora non hanno uno stipendio e fanno fatica o non riescono a pagare l’affitto o a fare semplicemente la spesa – commenta Giovetti –. Il Governo deve intervenire perché le discoteche sono state completamente dimenticate in tutti i provvedimenti messi in atto per contrastare la crisi economica da Coronavirus».
Le sale da ballo, infatti, denuncia Giovetti, non hanno potuto usufruire dei contribuiti e degli sgravi previsti dai vari decreti. «Il credito d’imposta sugli affitti, ad esempio, è previsto unicamente per le locazioni di natura commerciale categoria C1 e quindi le discoteche ne sono escluse – spiega il presidente del Silb –. Nessuno di noi, alla luce di tutto ciò, può continuare a rimanere chiuso per molto, figuriamoci poi se il lockdown delle discoteche dovesse proseguire arrivando a quasi un anno. Continuare a indebitarsi sarebbe tragico. Il settore, infatti, è già in crisi dovendo combattere contro feste private abusive».
Giovetti, allora, chiede un cambio di passo alle Istituzioni e che la voce dei gestori dei locali da ballo venga ascoltata. «La nostra prima richiesta è ovviamente quella di riaprire contestualmente a tutte le altre attività e non essere le ultime, come invece si pensa di fare. Per questo, chiediamo che venga aperto un tavolo di confronto con le Istituzioni. Siamo pronti a mettere in campo tutte le misure di sicurezza possibile, dagli ingressi contingentati, a spazi più ampi in cui far divertire i nostri ragazzi – conclude Giovetti –. Se questo non fosse possibile ribadiamo la necessità di accedere a indennizzi e sgravi fiscali che fino a ora ci sono stati negati, di modo da ammortizzare i mancati incassi. Penso ad esempio a una pace fiscale per tutti i tributi, statali e locali, relativi al 2020, sospensione dei pagamenti delle utenze con garanzia di non distacco, blocco degli sfratti per morosità, finanziamenti a fondo perduto o credito d’imposta sul mancato fatturato del periodo di chiusura rispetto al fatturato dell’anno precedente. Alla riapertura, invece, si dovrà provvedere a ridurre l’Iva sui biglietti dal 22% al 10% e il ripristino dei voucher per assumere personale stagionale o in occasione di particolari eventi».
Il Presidente del Silb
Oliviero GiovettiBologna, 24 aprile 2020