Il governo non riconosce la malattia ai lavoratori rimasti bloccati per tre settimane a causa del Covid. Il trattamento per Medicina è stato diverso da quello degli altri lavoratori delle zone rosse sparse in Italia: il provvedimento per il paese della Bassa era stato deciso dalla Regione e non dalla Stato, e, per questo motivo, l’Inps non ha ancora riconosciuto la malattia per il periodo di zona rossa
Il governo, per ora, dice ‘no’ al riconoscimento della malattia per i lavoratori di Medicina, costretti a restare in casa nel periodo di ‘zona rossa’ tra il 16 marzo e il 3 aprile. Nelle buste paga molti operai e impiegati si sono visti assegnare come ‘ferie’ il periodo di assenza dal lavoro a causa delle restrizioni dovute al Coronavirus. Neanche l’intervento del Pd ha sbloccato la situazione: l’emendamento preparato alla Camera dai dem è stato alla fine scartato. Non sarà dunque tra quelli accolti nel pacchetto che vedrà presumibilmente nelle prossime ore l’approvazione (con fiducia) del decreto Rilancio.
Il sindaco Matteo Montanari è arrabbiato: «L’ennesimo rinvio della soluzione al problema dei lavoratori bloccati dalla zona rossa di Medicina è davvero un segno di poca attenzione del governo verso questa comunità che è stata colpita molto più duramente di altri territori. Mentre da un lato si finanziano ingenti somme per bonus, ammortizzatori e fondi di ogni tipo, dall’altro non si riescono a inserire poche centinaia di lavoratori penalizzati all’interno dei provvedimenti. Con la Regione chiederemo un incontro specifico sul tema, perché tutte le forze politiche si dichiarano favorevoli al provvedimento, ma non vediamo passi concreti. Una cosa, infine, va chiarita – aggiunge il primo cittadino –: o abbiamo fatto bene noi a fare la zona rossa e quindi devono essere supportati i lavoratori penalizzati o ha fatto bene chi non ha fatto nulla».
Lorena Melega è la responsabile del negozio Cesac a Castel Guelfo e, abitando a Medicina, durante la zona rossa, si è dovuta assentare: «Non potevo andare al al lavoro e quindi mi hanno dovuto sostituire i colleghi. In molti casi persone che non si erano mai occupate di certi settori aziendali. Così, fra mille disagi, ho dato disposizioni da casa, ma alla fine in busta paga il periodo di zona rossa è stato considerato come ‘ferie’».
Le fa eco Flavio Trevisani: «Abito a pochi metri dal confine della zona rossa di Medicina. Bastava che la mia casa fosse un po’ più lontana e non avrei dovuto sottostare alle restrizioni. Purtroppo anch’io mi sono dovuto fermare e anche per me il periodo di assenza dal lavoro è stato liquidato con la voce ‘ferie’. Gestisco la merce di un magazzino e, comunque, ho aiutato per telefono i miei colleghi».
Silvia Balduini lavora in uno studio di consulenza del lavoro e prepara le buste paga: «Anch’io ero all’interno della zona rossa. Ho preparato da sola la mia busta paga e ho inserito ‘malattia’ nel periodo in cui sono dovuta restare a casa. Se il decreto non passerà, l’Inps ovviamente farà dei controlli e chiederà i soldi indietro al mio datore di lavoro e alla sottoscritta. In pratica mi troverei in un situazione di quasi irregolarità».
Matteo Radogna, Il Resto del Carlino, 7 luglio 2020