Il nuovo presidente di Bologna Welcome Giovanni Trombetti: «Non solo le Due Torri: incentiviamo il ruolo della città come porta per il nord Italia». Cambio della guardia ai vertici di Bologna Welcome.
Giovedì scorso, dopo sei anni, la presidenza dell’ente turistico è passata di mano e a Celso De Scrilli, sulla poltrona di Palazzo Re Enzo succede il già vice presidente vicario di Federalberghi, Giovanni Trombetti.
Per inquadrare a che punto storico ha raccolto il testimone, partiamo dagli alberghi, primo termometro per provare la febbre al terziario bolognese.
«Sono almeno una ventina le strutture ricettive ancora chiuse in città, alcune realtà più piccole del centro storico e altre più grandi in periferia. Parliamo di molte centinaia di camere vacanti, che riflettono come la bassa richiesta faccia propendere molti imprenditori verso la chiusura piuttosto che riaprire in perdita».
Fino a quando sarà possibile sostenere questa serrata prolungata? «Finché ci saranno gli ammortizzatori sociali. Quando finirà la cassa integrazione, senza nuovi aiuti si aprirà uno scenario tremendo con serie difficoltà da parte degli hotel a mantenere i propri dipendenti, con ripercussioni anche sulla disoccupazione».
Ancor più impellente quindi la ripresa del turismo. A che punto siamo?
«Il comparto fieristico è immobile. Segnali non confortanti arrivano anche dal turismo congressuale, dove le regole anti-assembramenti scoraggiano l’organizzazione di grandi congressi. Il business si sta muovendo, ma soffriamo lo smart working che diminuisce la mole di presenze e il tempo di permanenza. E poi c’è il turismo ‘leasure’, cioè del tempo libero, per cui dice tanto il calo del 96% registrato dal Marconi sui passeggeri. Dal 3 giugno le prenotazioni sono ripartite da zero e per l’estate l’occupazione delle strutture difficilmente si sposterà dal 25-26%, contro il 78-80% dell’anno scorso».
In questo discorso quanto è grande il vuoto lasciato dagli stranieri e come colmarlo?
«Bologna a differenza di altre città d’arte che puntano molto sul turismo americano, da sempre lavora su diverse rotte europee che con la riapertura ai Paesi dell’area Shengen restituisce un po’ di polpa al settore. Ma sebbene dal 3 giugno l’offerta sia completa, la domanda estera resta ancora bassissima. Dovremo incentivare nuovamente il ruolo di Bologna come porta d’accesso al Nord Italia con ciò che ne consegue in termini di permanenza e fruizione».
Su cosa puntare invece per favorire il turismo di prossimità?
«Dobbiamo cercare e promuovere nuove attrazioni per rendere la città e tutta l’area metropolitana appetibile anche a un turismo italiano di ritorno. Siamo già al lavoro per arrivare in autunno con un’altra forza trainante da affiancare alle Due Torri. Adesso poi, la tendenza del pubblico è più rivolta all’aria aperta e agli spazi verdi, dobbiamo quindi puntare sulla promozione a ‘rete unita’, che non guardi solo al centro storico, ma sostenga tutta l’area degli Appennini, la pianura e Imola, per proporre in combinata con una delle enogastronomie migliori del mondo, un pacchetto turistico completo».
C’è poi il nodo PalaDozza, che per la prossima stagione di basket rimarrà inutilizzato da Virtus e Fortitudo. Quali i programmi per il gioiello dello sport cittadino?
«Intendiamo sfruttare il palasport come polo attrattivo per la porzione di turismo che ama Basket City. Tradotto, vogliamo realizzare un museo sul basket per dare lustro a un’eccellenza nazionale e renderla appetibile agli appassionati dello sport. Sul fronte eventi invece abbiamo già depositato i protocolli necessari per lo svolgimento in sicurezza, ma occorre anche il coraggio da parte degli organizzatori di aderire».
Qual è quindi l’obiettivo ultimo con cui inizia la sua presidenza?
«Si stima che per riprendere i ritmi pre-Covid bisognerà attendere il 2023. Noi vogliamo anticipare e ritrovare la normalità già nel 2021. Sarebbe un risultato davvero eccezionale».
Francesco Zuppiroli, Il Resto del Carlino, 14 luglio 2020