Entrato da garzone, esce da direttore: ha ceduto la sua metà di uno dei simboli di Bologna Ha servito galantina e spuma di mortadella a tutta la città. Ai tavoli tanti volti noti, da Dalla a Morandi
Un pezzo di storia bolognese che finisce. Ma il prezioso lascito ai posteri rimane. Da lunedì, quando davanti a un notaio si è dimesso da amministratore unico, Eros Palmirani non è più il direttore del Diana, uno dei simboli della nostra città. Il noto maître del ristorante di via Volturno – fino a due anni fa con l’iconico affaccio su via Indipendenza, prima del restyling – ha deciso di dire basta per godersi un meritato riposo, a 75 anni d’età. Ha quindi ceduto la sua metà, era socio al 50%, alla famiglia del cavalier Ivo Galletti, che ha nel genero Stefano Tedeschi il suo braccio operativo per la gestione del locale.
Un pezzo di storia, dicevamo, perché Palmirani aveva messo piede per la prima volta nel 1959, come garzone. Ci tornò nel 1973 come dipendente, poi nel 1985 divenne direttore. Un totale di 61 anni, a servire il celebre antipasto Diana con galantina e spuma di mortadella alle più alte cariche dello Stato, da Pertini ad Andreotti, fino ai più grandi figli di Bologna, da Lucio Dalla a Gianni Morandi, passando per Pupi Avati.
Una forza della ristorazione italiana, che ha portato il marchio Diana nel mondo. «Ah, se avessi venduto ogni tortellino che ho servito a un centesimo, ora sarei straricco», diceva sorridendo Palmirani ieri, ripassando tra i suoi tavoli. C’è da crederci. Intanto i bolognesi, e gli amanti del celebre carrello dei bolliti, forse nel non rivederlo al suo posto si sentiranno un po’ smarriti. Ma il Diana mica chiude. Anzi. Con entusiasmo, il ristorante riaprirà i battenti il 24 agosto, dopo due mesi di chiusura estiva. Sicuramente il lockdown da Covid ha pesato, come ha pesato per tutti i ristoranti del mondo, potremmo dire. E probabilmente cambierà qualcosa nella gestione, per forza di cose, e forse anche nel menù. Si vedrà. I proprietari, ora al 100%, vedranno il personale il 17 agosto per una riunione propedeutica alla riapertura del 24. Non ci sarà Eros Palmirani, ma il suo nome resterà per sempre legato a un simbolo chiamato Diana.
Paolo Rosato, Il Resto del Carlino, 30 luglio 2020