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Bar e ristoranti -60%, soffre il centro e si salva la periferia

Fatturati giù del 60% rispetto a un anno fa. Eccolo, il primo bilancio di bar e ristoranti nell’estate post Covid. L’estate dei dehors allargati a dismisura (con 570 autorizzazioni di ampliamento rilasciate fino al 31 ottobre) e dei tavolini onnipresenti, sbocciati sotto ai portici e sulle strisce blu. Ma anche della rivincita dei bardi periferia su quelli del centro, che arranca. Trionfa l’aperitivo, spesso preferito alle cene al ristorante, per una questione di portafoglio, ma anche per una ragione psicologica, perché annegare il virus nell’alcol va bene, ma meglio farlo in piedi, sempre pronti a scappare.

E se qualche turista è tornato ad aggirarsi tra i banconi, pochissimi si fermano a dormire, e gli hotel stanno toccando picchi da meno 70-80%, tanto che alcuni hanno preferito chiudere in agosto. «Innanzitutto siamo ripartiti e siamo vivi – tira le somme Paolo Carati del Caminetto d’Oro, presidente di Cna Bologna Centro -. Per la prima volta dopo trent’anni la periferia ha un vantaggio concreto rispetto al centro. Noi ci siamo assestati attorno al 40% del fatturato, meno 60% rispetto all’anno scorso. Funzionano i baro i locali che hanno puntato tutto sugli aperitivi, perché lì ci sono meno regole. Turisti ne sono tornati un pochino, magari chi andando verso la riviera si ferma un giorno a Bologna, ma sono sparite le aziende e le pause pranzo. Diciamo che è una città non deceduta, ma alimentata assistenzialmente dai sussidi».

In vicolo Ranocchi l’Osteria del Sole ha chiuso sabato e tornerà il 31 agosto, «per soffrire un altro po’», sorride amaro il titolare Nicola Spolaore, che in luglio ha incassato il 70-80% in meno. «La gente ha paura e l’osteria è un locale che fa assembramenti per eccellenza – dice Abbiamo cercato di rimediare con due tavolini fuori, ma il centro va male: mancano i turisti, mancano gli studenti…». Per il presidente di Confesercenti Massimo Zucchini, «in generale, tutto quello che è all’aperto va alla grande, ma i numeri nascondono un grande divario tra chi sta facendo meno 80% e chi fa anche più 15%, perché sta sui colli o ha più tavolini».

Per il direttore di Ascom, Giancarlo Tonelli: «I ristoranti in centro sono quelli che soffrono di più: viaggiano tra un -50 e un -60% rispetto allo scorso anno, va un po’ meglio per i bar che oscillano tra un -30 e un -40%. La situazione migliora in periferia, perché 11 sono più abituati a lavorare sul consumo bolognese e hanno sempre sentito meno la presenza dei turisti: si sono assestati direi sul 70% dello scorso anno.

Stessa situazione per i Comuni della città metropolitana, con l’unica eccezione dell’Appennino, dove in questo momento c’è una presenza buona che favorisce un dato di fatturato migliore, simile al 2019». A soffrire più di tutti comunque, conclude Tonelli, «sono gli alberghi e le aziende di servizio legate all’organizzazione di convegni, congressi, fiere e matrimoni», precipitati al 20% del fatturato di dodici mesi fa. Turisti? «Pochi, per lo più italiani, e difficilmente si fermano a dormire».

Bianca Cappelletti, che oltre alla Cantina Bentivoglio è titolare del Paradisino alla Barca e di Polpette e Crescentine al Mercato delle Erbe e a Corticella (e del nuovo food truck ai Giardini Margherita), ne parlava l’altra sera con due ragazzi australiani, che si lamentavano del deserto di locali sotto le Due Torri. «Il centro storico è il più penalizzato – dice -: si intravede uno sprazzo di turismo in questi giorni, mala periferia in questo momento funziona sicuramente di più. La gente preferisce bere solo un bicchiere, anche al Mercato delle Erbe c’è molto meno frullo, stanno cambiando i consumi. Qui, mai venduto tanto friggione: in ciò la mascherina aiuta».

Caterina Giusberti, la Repubblica 7 agosto 2020

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