Bando per l’affitto degli esercizi del Comune: il caffè Vittorio Emanuele pagherà 168mila euro l’anno
Canone d’affitto quintuplicato. Per il bar che si trova in una delle location forse più esclusive della città: a Palazzo Re Enzo, con affaccio da un lato su piazza Maggiore e dall’altro su quella del Nettuno. Se ne è discusso a lungo e, anche a seguito di azioni legali avviate da alcuni privati interessati a subentrare come locatari nell’attività, Palazzo d’Accursio ha dovuto provvedere al bando per la gestione degli esercizi commerciali che dà in affitto.
Il caffè Vittorio Emanuele è il primo, ma ne seguiranno altri: in totale sono oltre cento, alcuni dei quali marchi storici ospitati da immobili di pregio in pieno centro, il cui contratto scadrà via via nei prossimi mesi. Nelle scorse ore, quindi, si è provveduto ad aprire le buste dell’asta per la gestione del locale.
E qui c’è stata la sorpresa: ad aggiudicarsi la gara è sempre lo stesso gestore, ma con un canone d’affitto annuo quintuplicato. Ben 168mila euro contro 36mila, una tariffa, quest’ultima, rimasta negli ultimi anni pressoché invariata grazie al rinnovo automatico del contratto tra il gestore e il Comune con trattativa privata, come appunto avveniva anche per gli altri esercizi coinvolti, prassi utile a garantire di fatto proroghe e continuità di gestione alle attività.
Per quanto riguarda il caffè Vittorio Emanuele, la gestione del locale era prorogata senza gara da quattro anni. Con un canone, appunto, stabile a 36mila euro all’anno. Fino all’impennata, con l’affitto schizzato a 168 mila euro annui.
«Direi che il Comune ha combinato un grande pasticcio, viste le cifre di cui stiamo parlando – riflette sulla vicenda Marco Lisei, presidente del gruppo Fratelli d’Italia –. Tutelare con equilibrio, anche all’interno del bando, chi già detiene un immobile per evitare lo snaturamento del centro storico e chi ha investito nelle attività, è un conto, ma prorogare un contratto a prezzi non più di mercato per immobili di prestigio come questo è un errore grave. Non serve la calcolatrice per capire quanti introiti il Comune abbia perso: credo si configuri un danno erariale. E dire che per anni si è predicata la valorizzazione del patrimonio: ma evidentemente l’assessore Lepore, che ha la delega alla gestione del patrimonio, aveva altre priorità».
il Resto del Carlino, 18 settembre 2020