Firmato, nella sede di Confcommercio Ascom Bologna, l’accordo per formare gli studenti delle superiori a diventare ‘mediatori’ dei conflitti in classe
Insegnare ai ragazzi a diventare mediatori in classe per i propri compagni, contrastando i casi di bullismo e cyberbullismo. È questo l’obiettivo dell’accordo firmato ieri nella sede di Ascom tra il dipartimento di Scienze giuridiche dell’Alma Mater, la Questura e gli istituti tecnici Androvandi-Rubbiani e Serpieri, con diverse associazioni di promozione sociale.
I ragazzi delle prime classi delle superiori seguiranno corsi di formazione per diventare ‘mediatori’, in grado di gestire i conflitti e prevenire i fenomeni di bullismo. «È molto utile, per arrivare prima ad arginare il problema, fare in modo che siano gli stessi ragazzi a mettere uno stop a queste situazioni», afferma la vicequestore Elena Jolanda Ceria. «È bene responsabilizzarli perché spesso sono più svegli di quello che pensiamo: sono in grado di proteggere gli studenti più deboli e di unirsi contro i bulli».
Il primo istituto a partire sarà l’Aldrovandi-Rubbiani, a novembre, con i ragazzi di terza superiore. Seguirà il Sempieri, ma il progetto è aperto a tutte le scuole di ogni ordine e grado che vogliono partecipare. «Abbiamo pensato di iniziare dagli adolescenti, per le difficili relazioni che si pongono a quest’età. Un domani sarebbe importante allargare ad altre scuole e agli insegnati», spiega Elena Zucconi Galli Fonseca, docente di diritto processuale civile e promotrice dell’intesa.
L’accordo prevede il contributo del Dipartimento di Scienze giuridiche per la realizzazione di attività e percorsi formativi, anche attraverso il ricorso ai metodi di composizione delle controversie in ambito civile. II paradigma utilizzato è quello dell’educazione tra pari, in cui la classe costituirà una sorta di laboratorio sociale in cui sviluppare nuove consapevolezze, progettare e condividere insieme, con un cambio di prospettiva che vedrà gli studenti, e non i docenti, al centro del sistema educativo.
«Sempre più spesso incontriamo situazioni in cui i genitori o gli insegnanti ci chiedono aiuto per ragazzi in crisi a causa del bullismo, spesso sull’orlo del suicidio – precisa la vicequestore -. Il più delle volte, però, gli adulti vengono a conoscenza della questione troppo tardi, mentre i compagni ne sono al corrente da più tempo e possono avere gli strumenti per affrontarla».
Alessandro Barbieri, il Resto del Carlino, 9 ottobre 2020