Il leader di Confcommercio avvisa il governo: deve tutelare la salute, ma anche l’economia. «No a limiti di orario per la ristorazione»
Un nuovo lockdown? Neanche il tempo di una pausa e Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, avvisa secco: «Non possiamo permettercelo. Dunque, occorre che tutti facciano sino in fondo la propria parte per scongiurare questo rischio».
C’è, però, chi nel governo e nelle Regioni non esclude il ricorso a un blocco totale o parziale con la curva dei contagi in aumento.
Claudia Marin, Qn-il Resto del Carlino, 9 ottobre 2020
«Ma il costo economico e sociale di ulteriori chiusure non sarebbe sostenibile da parte di un Paese che, stando alla stessa Nota di aggiornamento del Def, registrerà quest’anno una caduta del Pil di 9 punti. E che, sempre secondo la Nota, in uno scenario epidemiologico avverso, con la reintroduzione di misure precauzionali, sia pure meno drastiche della scorsa primavera, potrebbe ritrovarsi con un Pil negativo per oltre il 10,5%».
È opportuno che il governo apra un confronto con le categorie, per definire i provvedimenti di natura sanitaria ed economica?
«Certo, servono dialogo e collaborazione stretta: ci vogliono regole, protocolli e controlli per tenere insieme salute pubblica e ripresa economica. Ma le chiusure vanno scongiurate. Comprese le ventilate chiusure orarie anticipate di bar e ristoranti, che potrebbero tradursi in locali vuoti, ma piazze affollate».
Che ricadute avrebbe, nello specifico, una chiusura delle attività sulle imprese del commercio, del turismo e dei servizi?
«Talmente gravi che nessun istituto di ricerca economica prende seriamente in considerazione questa ipotesi. Ma temo che già le stesse polemiche di questi giorni sulla possibilità di nuove restrizioni stiano peggiorando il clima di fiducia di famiglie e imprese».
Fino a oggi avete registrato qualche forma di ripresa? I consumi sono ripartiti?
«In realtà il baratro in cui siamo caduti tra marzo e aprile è talmente profondo che uscirne richiede tempi lunghi. In secondo luogo, non tutti i settori sono in ripartenza e molti chiuderanno i conti del 2020 in profondo rosso».
Il turismo è al collasso.
«Tutta la filiera del turismo – dai pubblici esercizi agli alberghi, dai tour operator ai trasporti, dalle discoteche agli stabilimenti balneari, dallo shopping alla cultura – è senza dubbio quella maggiormente colpita da questa pandemia e, con la stagione estiva, il recupero è stato parziale. La quasi totale assenza di turisti stranieri ha comportato, tra luglio e settembre, la perdita di circa 14 miliardi di spesa. Le attuali misure di sostegno al turismo non sono sufficienti: il governo deve rilanciare questo settore anche attraverso le risorse del Recovery Fund».
Quali misure chiedete al governo per riuscire a superare questa la seconda ondata?
«Dagli indennizzi alle moratorie fiscali e creditizie, dal credito d’imposta per le locazioni commerciali agli ammortizzatori sociali. Il tema è costruire un ritorno alla crescita robusto, duraturo e di qualità. Fondamentale il buon uso delle risorse europee del programma Next Generation EU: investimenti e riforme devono essere inclusi nella cornice del Piano nazionale per la ripresa. Un’occasione che non va persa, è in gioco il futuro del Paese»