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Vaccini, farmacie in attesa delle riserve

Leandro Piombini (Ascomfarma): «I cittadini con meno di 60 anni e privi di patologie rischiano di rimanere sprovvisti»

Partenza posticipata per la campagna vaccinale nelle farmacie, dove le persone non appartenenti alle categorie a rischio o impiegate in servizi pubblici essenziali potranno acquistare le circa 36.000 dosi antinfluenzali che a livello regionale sono state riservate alla vendita al libero mercato.

Tempi declinati al futuro perché — come prevedono all’unisono le associazioni di categoria del settore — bisognerà aspettare novembre prima di trovare i vaccini nelle 1366 farmacie pubbliche e private di Bologna e in generale dell’Emilia-Romagna. Ieri, girando tra i punti vendita del centro storico cittadino, la risposta è stata sempre la stessa: «Per noi i vaccini non ci sono e dai magazzini non ci sanno dare tempi certi per le consegne. Non abbiamo nemmeno il materiale informativo perché arriva insieme al farmaco».

L’acquisto massiccio da parte della Regione (1,2 milioni di dosi, +30% rispetto alla passata stagione per garantire una maggiore prevenzione a causa del Coronavirus) ha infatti ridotto i margini per il libero mercato destinato ai privati, riusciti con un accordo a vedersi preservato il 3% dell’acquistato (comunque il doppio rispetto all’1,5% nazionale raggiunto dalla Conferenza Stato-Regioni). «Da questo punto di vista la Regione si è dimostrata molto collaborativa — spiega Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia-Romagna —. Rimangono però due criticità. La prima riguarda la messa a disposizione dei vaccini per le farmacie a causa della procedura burocratica che prevede di “ribollinare” il farmaco che dovremo vendere e i tempi non si prevedono brevi. La seconda riguarda la quantità, perché anche alla luce delle richieste che stanno arrivando sappiamo che il 3% non sarà sufficiente, si tratta di una trentina di fiale a punto vendita. L’impegno preso dalla Regione è quello di destinarci quote maggiori a campagna in corso, arrivando a raggiungere il 5% che sarebbe secondo noi il quantitativo necessario».

Dalla Farmacia Centrale di piazza Maggiore alla farmacia Zarri di via Ugo Bassi, fino alle vicine Beata Vergine di San Luca (via D’Azeglio), Pavaglione (via dell’Archiginnasio) e Santissima Annunziata (via degli Orefici) si stanno infatti prendendo le prenotazioni, le liste sono già parecchio lunghe, ma viene anche precisato ai clienti che non tutte le richieste potranno essere soddisfatte. «I cittadini con meno di 60 anni e privi di patologie rischiano di rimanere sprovvisti — commenta Leandro Piombini, titolare della farmacia San Domenico e presidente provinciale Ascomfarma —. Da parte dei distributori ci stiamo trovando le porte chiuse perché il sistema pubblico si è accaparrato tutto il quantitativo. Speriamo a novembre di vederci riservato qualcosa. Alla luce della collaborazione data per i test sierologici che partiranno dal 19 ottobre ci saremmo aspettati una maggiore comprensione perché una grossa fetta di popolazione che chiede il vaccino al momento non vede soddisfatte le aspettative».

Tra telefonate ai fornitori e le poche risposte disponibili per i clienti, i farmacisti per il momento restano fermi al nastro di partenza. «Dispiace anche perché la campagna di vaccinazione era partita in anticipo proprio per prevenire e invece per alcuni partirà in ogni caso a novembre» aggiunge Gallina Toschi. «Sappiamo che la Regione ha acquistato il quantitativo destinato anche a noi e sta preparando la circolare — sottolinea Ernesto Toschi di Assofarm regionale —. Ma sappiamo anche che saranno insufficienti e quindi la nostra speranza è che nelle prossime settimane potremo avere una disponibilità maggiore».

Mauro Giordano, Corriere di Bologna, 13 ottobre 2020

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Annalisa Gotti

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